Prima di partire per il mio viaggio a Budapest, facendo qualche ricerca e curiosando un po’ in biblioteca, ho scoperto Magda Szabó, autrice ungherese particolarmente apprezzata nel panorama letterario, con diverse opere al seguito.

Via Katalin ha subito attirato la mia attenzione: un romanzo con un profondo legame con la storia ungherese nel periodo della seconda guerra mondiale. Ovviamente, l’ambientazione a Budapest in vista del mio viaggio non ha fato che incuriosirmi ancora di più, e allora mi sono immersa nella lettura.

Una lettura inizialmente poco scorrevole: i personaggi e le loro storie che si intrecciano non sono immediatamente ben definibili, c’è bisogno di aspettare qualche pagina per entrare in confidenza con il racconto nel suo complesso. Pagina dopo pagina, però, la storia è diventata sempre più coinvolgente e la narrazione più fluida, fino a toccare l’apice nella parte finale del libro.

La storia è apparentemente semplice: tre famiglie, vicine di casa in via Katalin, i cui destini si intrecciano inesorabilmente, mentre la guerra e le persecuzioni degli ebrei andranno a distruggere tutto ciò che hanno. I veri protagonisti del romanzo sono i quattro bambini che crescono insieme nella Budapest degli anni Trenta.

 

“Presi come sono a districare quell’ingarbugliata matassa che è l’esistenza, nessuno di loro riesce a presagire con quanta violenza e tragica arbitrarietà il destino svierà il corso delle loro vite”.

 

La vera particolarità stilistica di questo libro è il fatto di non possedere un’unica voce narrante, ma di essere un romanzo corale e seguire vari filoni narrativi, ognuno legato a un personaggio o al periodo della narrazione.

É proprio via Katalin la costante del racconto, luogo felice legato all’infanzia, alla spensieratezza, alla libertà dei personaggi.

Un altro elemento costante nel racconto, quasi come una melodia di sottofondo, è la morte. La morte presentata non solo come un momento di distacco dai propri cari, ma anche come una continuazione della vita su un livello differente, non tanto da un punto di vista puramente spirituale quanto come se fosse una nuova possibilità che ci viene data.

 

“Fu il primo istante della mia vita in cui percepii che i morti non muoiono e che chi ha vissuto per qualche tempo e sotto qualche forma su questa terra è immortale.”

 

Molto interessante anche la scelta dell’autrice di descrivere l’aldilà come un luogo dai confini definiti, i cui abitanti possono palesarsi sotto diverse forme a seconda delle circostanze che rivivono. É possibile, ad esempio, tornare bambini nel momento in cui si incontrano i propri genitori, o mostrarsi adulti in presenza dei propri figli. Un gioco di fantasia non da poco, che ho apprezzato particolarmente.

 

“Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori, e somiglia poco anche alle descrizioni della scienza medica. Nessuna opera letteraria, né tanto meno un medico, avevano preparato gli abitanti di via Katalin al particolare nitore che l’invecchiare avrebbe portato nella buia galleria percorsa quasi inconsapevolmente nei primi decenni delle loro vite, né all’ordine che avrebbe messo tra i loro ricordi e le loro paure, o al modo in cui avrebbe modificato i loro giudizi e la loro scala di valori”.

 

Via Katalin è un libro molto coinvolgente, una storia intensa presentata attraverso particolari scelte stilistiche e di narrazione. Magda Szabó è stata una piacevolissima scoperta e sono davvero molto curiosa di conoscerla meglio.

 

“Ormai sapevano che la differenza tra i morti e i vivi è solo qualitativa, non conta granché, e sapevano anche che a ciascuno tocca un solo essere umano nell’istante della morte”.

 

 

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via katalin magda szabó

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Chi è l'autore

Scrittrice per mestiere, viaggiatrice per passione (e viceversa), amo esplorare posti nuovi ed immergermi in culture diverse, portando in giro per il mondo il mio spirito meridionale.